Alloro, sabbia vulcanica e arance: la Sicilia è la nuova terra promessa dei distillati

May 9, 2022 0 By wp_14513721

di Liliana Rosano

Una grande e tenace generazione sta cambiando il volto della Trinacria più alcolica, impiantando aziende giovani e innovative lì dove prima sorgevano aranceti abbandonati o antiche ricette della nonna 

Non di solo vino e vigneti vive la Sicilia. Nell’Isola sta esplodendo una new age dei distillati, liquori e amari, grazie ad una generazione coraggiosa che ha riportato in vita vecchie distillerie, rispolverato antiche ricette ma soprattutto ha valorizzato le materie prime del territorio siciliano, a partire dalle botaniche, piante aromatiche, erbe selvatiche. Quella tra la distilleria e la Sicilia non è una storia nuova. Bisogna partire dal Medioevo, quando gli arabi conquistarono l’Isola e introdussero, tra le altre cose, alambicchi, storte, calderoni, segnando l’inizio dell’era dei distillati sebbene limitata a scopi medicamentosi. Il passaggio ad uso alimentare avviene per opera dei conventi e monasteri dove arrivano le spezie dal continente americano e nascono anche i primi rosoli, i liquori ottenuti dalla macerazione di petali di rose che in Sicilia diventano i prototipi della liquoristica moderna. Dalle mani operose di suore e nonne agli spirits siciliani contemporanei. Un passaggio che attinge inevitabilmente al passato, resta fedele alle risorse del territorio, si fa presente e futuro grazie a nuove tecniche, attrezzature sofisticate ed idee innovative che incontrano l’arte della mixology.

Dopo l’esordio con Volcano Etna Dry Gin gli Etna boys, ovvero Stefano Lo Giudice, Alessandro Malfitana e Diego Pollicina, bissano con il nuovo Volcano Etna Rosè Gin che unisce, in modo innovativo, il mondo del gin con quello del vino, la botanica e l’enologia. Il nuovo gin prende in prestito la tecnica “Sur lies”, ovvero l’affinamento del vino sulle fecce nobili formate dai lieviti dopo la fermentazione. Si parte dal loro gin base che viene lasciato a contatto con le fecce di Nerello Mascalese, il vitigno dell’Etna Rosso Cru “Petto Dragone” di Gambino. Segue un affinamento all’interno di botti in legno di rovere francese da 2,5 ettolitri. Il risultato è un binomio accattivante tra l’ acidità, freschezza e mineralità tipica dei vini dell’Etna e i sentori floreali, aromatici delle botaniche etnee quali il ginepro, la ginestra, la nocciola, l’arancia amara e il finocchietto selvatico.

Sempre ai piedi dell’Etna, tra i pionieri c’è Etneum, premium gin prodotto da Aetnae che si presta alla miscelazione d’autore. Dentro c’è molta Sicilia, con il vulcano più alto d’Europa a farla da padrone donando carattere, vigore, delicatezza a questo distillato di ginepro, aromi naturali, fiori selvatici e agrumi siciliani tra cui il limone e il bergamotto e alcool di cereali. Ionico gin dei Fratelli Pistone, è invece sintesi perfetta del paesaggio etneo, un’armonia tra la mineralità del vulcano e la sapidità del mare. Realizzato con i cristalli di sale, ginepro dell’Etna, profumi agrumati intensi, è la salinità del mare a lasciare un ricordo persistente.

Conosciuta in tutto il mondo per la sua mandorla, la cittadina di Avola fu uno dei più importanti centri di coltivazione della canna da zucchero, introdotta dagli arabi nell’800. È stata la dominazione spagnola ad introdurre la produzione del rum in Sicilia, già a fine Seicento, iniziata nello stesso periodo nelle colonie spagnole caraibiche. Numerose le tracce letterarie, dai viaggiatori del Grand Tour alle pagine del Gattopardo. Con questo substrato e tradizione, Corrado Bellia riprende in mano la coltivazione e nel 2021 esordisce con Avola Rum, l’unico rum  italiano prodotto con metodo agricolo, cioè spremendo, fermentando e distillando il succo delle canne da zucchero coltivate ad Avola. “Un rum artigianale, aggiunge Corrado, legato al territorio e alle sue caratteristiche, che in Avola rum si traducono in componenti aromatiche di chiara impronta siciliana”. Agalìa, il primo distillato di agave Made in Sicily: gli aztechi lo chiamavano “l’albero delle meraviglie” mentre per i siciliani è la zammara o zabbara. Parliamo dell’agave, che trova perfetta ospitalità in alcune zone della Sicilia dal clima secco e arido.

Siciliani per passione, Federico Vincenzi, Michele Di Carlo, Davide Fregonese e Augusto Prusso, intuiscono in questa pianta una grande potenzialità e creano in Sicilia il primo distillato di agave sisalana, arricchito da botaniche locali tra cui il limone verdello e le pale di fico d’India. Agalìa”nasce nel 2021, dopo anni di ricerca e un premio come “impresa start-up innovativa. Con una forte impronta siciliana distintiva, ha un gusto avvolgente, armonico, non invadente, che evolve  in note agrumate delicate e fresche, per chiudere poi con note vegetali. Artigianale, siciliana, sostenibile, Vulcanica è la prima vodka siciliana premium distillata da grani siciliani coltivati alle pendici dell’Etna. Nata dall’idea di Stefano Saccardi e Sonia Spadaro (il primo veterano dell’industria degli Spirits, la seconda sommelier e produttrice di vini), Vulcanica si è già fatta apprezzare nell’autorevole World Spirits Competition di San Francisco, dove è stata premiata con la prestigiosa medaglia Double Gold. L’unicità sta nel particolare processo di distillazione in colonna di rame e poi in alambicco pot stil, grazie al quale si ottiene un gusto morbido e sofisticato. 

Quando il Nero d’Avola, il vitigno più rappresentativo della Sicilia, incontra un infuso di 32 erbe aromatiche e pregiate piante officinali, nasce un amaro avvolgente dove dominano le note aromatiche siciliane dell’alloro, cardo, cannella, timo, carruba, scorza d’arancia. A volere questo connubio di vino e aromi sono stati Cosimo Burti e Teresa Gasbarro, soci fondatori ai quali si è unito anche Biundo Giuseppe. Nato da un lungo e lento processo di macerazione e infusione, Rosso Amaro è corposo e deciso come la sua base di Nero d’Avola, intenso, grazie alle note di ginepro, liquirizia ed erbe aromatiche, miste ad aroma di marasca e scorza d’arancia. 

Dall’avocado siciliano, il nuovo oro verde, nasce invece Amaro Unico. Anche se si contende il titolo di oro verde con il suo predecessore, il pistacchio di Bronte, oggi l’avocado siciliano mostra grande versatilità nell’utilizzo. Come dimostrano Giuseppe Schillaci, Domenico Viola e Giovanni Battista Castiglione, i tre giovani imprenditori palermitani che durante il lockdown hanno creato il primo e unico spirito artigianale a base di avocado, unito a infusi di agrumi siciliani, erbe aromatiche e acqua di sorgente locale. A metà tra un chimico e un direttore d’orchestra, il maestro distillatore si muove in una scenografia di tubi, flange, alambicchi, calderini, cisterne. Tutto intorno è un evocare di suoni, sibili e borbottii, dentro quell’aria densa di vapori, pregna del profumo delle vinacce. Il rito minuzioso e certosino della distillazione ha da sempre affascinato Mariano Caggegi, giovane maestro distillatore che ha deciso di raccogliere l’eredità di 150 anni di storia della distilleria e liquorificio Cavalier Giuffrida, fondato ai piedi dell’Etna nel 1865. 

In questo luogo prezioso, diventato anche un museo della distilleria, Mariano raccoglie le materie prime del territorio e le trasforma in grappe, liquori, amari: dalla ricetta centenaria del liquore all’anice, a quello con il mallo di noce, fino all’ultima creazione, Cardò. Nella duplice versione di “gentile” e “rude”, è un distillato ottenuto dalle speciali botaniche: carciofo Violetto e arance siciliane. Sul versante tirrenico, siamo a Valdina, in provincia di Messina, Giovanni La Fauci si diverte a distillare nel piccolo laboratorio del nonno a soli quattordici anni. Inizia per gioco con 48 kg di mele e finisce per creare, nel 1987, la distilleria Giovi, oggi un punto di riferimento in Sicilia. Dalla magia dell’alambicco, un antico “Zadra”, nascono le grappe dell’Etna, di ortica e limone, le acquaviti di frutta, la vodka, il London dry gin.

Quella della nuova generazione siciliana che produce liquori, distillati e amari è la storia di un ritorno alla terra”. Spiega così il boom di amari e distillati Federico Tanasi, fondatore insieme al cugino Andrea Giudice di Nepèta, in origine start up innovativa, e oggi giovane ma già consolidata realtà imprenditoriale. L’esordio di Nepèta è con l’omonimo amaro alla nepitella, una menta selvatica unita all’infusione della scorza di limone di Siracusa IGP ed erbe amaricanti come artemisia e gentiana. Il bis non tarda ad arrivare con i Majora, un amaro realizzato con la pianta aromatica “maggiorana” e infusione di bucce di arance siciliane. Olfatto e gusto non tradiscono i profumi di una Sicilia rurale e selvaggia che si sposa perfettamente con la moderna arte della mixology. I due cugini siracusani vanno oltre e con il boutique brande “Hyble Spirits” creano una linea artigianale Born in Sicily di gin selvatico siciliano, vodka marina sicula e vermut.

Dieci liquori per dieci territori e quattro stagioni è il punto di inizio della storia di Liquori dell’Etna, una linea di liquori nata nel 2021 come secondo progetto imprenditoriale di Edoardo Strano. A raccontare il brand, un’accattivante graphic novel che narra degli Etnauti, sensali, agricoltori e commercianti coraggiosi che hanno dato vita alla grande tradizione agricola etnea. Dalla Mela delizia dell’Etna alla Pesca Tabacchiera slow food, la fragola di Maletto, i fichi d’India, i liquori sono infusi alla frutta primizia del territorio etneo. Pioniere della rinascita degli amari siciliani contemporanei, Strano intuisce subito la potenzialità del terreno di ottanta ettari dove ai piedi del vulcano Etna il nonno coltivava arance rosse. Una laurea in economia in tasca e una passione per il territorio portano, nel 2014, alla nascita di Amara, l’amaro realizzato con scorze di arance rosse di Sicilia IGP, erbe aromatiche dell’Etna e acqua purissima delle sorgenti vulcaniche. Complici l’artigianalità, la qualità del prodotto, la favorevole congiuntura astrale che inaugura l’era contemporanea della mixology, Amara diventa subito un riferimento nel mercato ed esce fuori dai confini dell’isola per incontrare l’arte di bartender internazionali. L’input è così forte e stimolante da non lasciare inerti i giovani siciliani dalla vocazione imprenditoriale e la passione per spirits.